Zonetti (affaritaliani.it) su l’Ad Rai Salini: quando l’informazione disinforma (e fa politica).

Sul caso di Fabrizio Salini, attuale Ad della tv di stato, che ha chiuso Rai Movie e Rai Premium per sostituirli con due canali declinati al maschile e al femminile, di cui abbiamo già avuto modo di parlare su gaiaitalia ,  sono arrivate le spiegazioni, non richieste, di Marco Zonetti su affaritaliani.it

Zonetti ci evince giustificando l’idea paleolitica  (sono parole de il Giornale) di targettizzare al maschile e al femminile i due canali Rai come 

una precisa strategia di marketing (…)  tesa a fidelizzare i telespettatori secondo gusti e attitudini, pianificando così più efficacemente la vendita degli spazi pubblicitari e massimizzando di conseguenza i derivanti introiti.

E continua:

Targetizzare un intero canale, insomma, agevola la vendita degli spazi pubblicitari e stimola gli sponsor a investire con maggiore entusiasmo. Del resto, sin dalla fine di Carosello, i programmi Rai vivono degli inserti pubblicitari che variano da fascia a fascia, per tipologia di programma e per target di riferimento. Non stiamo dicendo nulla di trascendentale, né di reazionario, anzi esattamente l’opposto. Piaccia o no, è il mercato, bellezza

In realtà Zonetti ci spiega, con toni machisti, solamente la necessità capitalista della targettizzazione senza spiegarci l’efficacia, o la necessità, di quella specifica targettizzazione. 

Infatti quando dice: 

(…) un canale che trasmetta film di azione o di guerra sarà poco appetibile per un’azienda di abbigliamento femminile, che invece preferirà investire in un canale che trasmetta commedie sentimentali o soap operas [sic!]*

…non ce ne spiega il perché ma dà per scontato che sia così e basta.

E’ la resilienza di ogni luogo comune, stereotipo, o, nel caso specifico, ruolo di genere.

Non importa quanto sia vero importa che è così.

Zonetti è pure disposto ad ammettere che 

(…) esistono ovviamente uomini che preferiscono le commedie sentimentali ai film di guerra, e viceversa donne appassionate di boxe maschile.

Però queste per lui restano Eccezioni che confermano comunque la regola (il neretto è nel testo).

Quel che Zonetti non vuole proprio capire è che se ci sono eccezioni alla regola vuol dire che quella regola non individua tutte le persone come pretende di fare e dunque non raggiunge tutti i e tutte le potenziali clienti. 

Quindi forse non è così efficace da un punto di vista economico.

Già, l’economia.

Il Giornale aveva già chiaramente analizzato da un punto di vista economico la scelta di Salini.

Numeri alla mano, si tratterebbe di un autentico suicidio: RaiMovie nel 2018 ha ottenuto una media dell’1,24% di share in prima serata, e RaiPremium dell’1,18%. Mentre il nuovo canale – secondo le stime degli addetti ai lavori – difficilmente supererà l’1%. Non solo. Secondo indiscrezioni, RaiMovie e RaiPremium costano insieme, in tutto, circa un milione all’anno (meno di una serata del festival di Sanremo) a fronte di una trentina di milioni di incassi pubblicitari (la fonte è interna).

E per fortuna che Zonetti spaccia i suoi pregiudizi per analisi tecnica!

Ma ammesso e non concesso che la decisione di Salini serva davvero a portare più soldi alle casse della Rai sfugge a Zonetti che la Rai non è un’impresa privata e che prima e al di là del profitto ha anche un fine pubblico, cioè una proposta culturale, educativa, formativa.

Nello specifico Rai Movie  ottemperava all’obbligo per legge di programmare il 28% almeno di film italiani, e proponeva una offerta culturale che dava in chiaro e gratuitamente (al netto del canone) una programmazione di film di altissimo livello.
Proponeva cioè un modello culturale libero e gratuito all’interno del mercato misto.  

D’altronde ogni idea di mercato (e non ce ne è solamente una)  come insegna la sociologia porta con sé una visione del mondo e delle relazioni economiche, sociali e culturali tra le persone.

E’ questo quello che in questa vicenda si critica.

Zonetti  invece di avere il coraggio delle proprie opinioni e ammettere che per lui le donne sono più propense a guardare film romantici degli uomini per natura e non per cultura e che questo modello interpretativo (perché di questo si tratta) gli sta bene, si  trincera dietro la presunta neutralità di una analisi tecnica in verità superficiale e fallace.

Libero di pensarlo e di dirlo ma non può  pretendere che sia così e solamente così in base a (inesistenti) argomentazioni tecniche.

Liberi noi di criticare una suddivisione tra gusti maschili e gusti femminili che, lungi dal descrivere qualcosa che esiste davvero, serve solamente a organizzare a posteriori il mercato e a legittimare discriminazioni basate sul sesso pretendendo siano naturali e non politiche (nel senso di vita nella polis, nel tessuto sociale).

Perché magari gli uomini guardano di più i film di guerra delle donne  non per un gusto innato ma perché è il mercato che educa in quella direzione.

Ecco, la funzione pubblica sta proprio nel fornire agli uomini e alle donne degli strumenti critici per non lasciare al mercato la loro educazione.

Perché il mercato cresce consumatori e consumatrici  mentre lo Stato cresce cittadini e cittadine.
E ignorare gli effetti deleteri che le leggi di mercato hanno sulle persone  è  una visione pericolosa e anti democratica.

Proprio come certi articoli scritti da chi crede di avere la verità in tasca e invece non ha capito niente.

Bellezza. 

 

* Nella lingua italiana i barbarismi (cioè le parole straniere permanentemente importate nel lessico) restano invariate anche al plurale e non seguono certo le regole di pluralizzazione della lingua di provenienza.  Così si dice i film, i computer, le soap opera e non i films, i computers, le soap operas.