Quando arriva l’invasione? Terzo appuntamento di Caffè Corretto

 

Continua al Caffè Letterario la rassegna Caffè corretto, una serie di incontri a cadenza mensile, organizzati da Lupi Roma Outsport e Gaynet Roma, nei quali vengono affrontati alcuni  temi caldi, come  il sessismo, il femminicidio, i ruoli di genere, il razzismo, l’omofobia, che,  pur toccando categorie specifiche di persone, attraversano l’intera società coinvolgendone ogni componente.

Domenica 2 Febbraio era la volta delle migrazioni in Italia, sussunte dalla retorica degli sbarchi  che sono stati affrontati partendo come sempre da un libro, stavolta Luoghi migranti di Gianluca Gatta.

A parlare del fenomeno migratorio e del suo immaginario collettivo, sono intervenuti  Alberto Urbinati dell’associazione sportiva Liberinantes, Giovanna Cavallo di Baobab Experience, e Rosario Coco, in rappresentanza di Lupi Roma Outsport, coordinati  da vicepresidente di Gaynet Roma Alessandro Paesano.

Il nostro vicepresidente ha introdotto il tema proponendo una serie di dati statistici che danno un’immagine ben diversa del fenomeno migratorio (la maggior parte coinvolge persone provenienti di Paesi  europei anche se fuori Unione; oltre il 90% dei 5 milioni di persone di origine straniera stabilmente residenti nel nostro paese hanno la cittadinanza italiana) (potete leggere il powerpoint qui).

Paesano ha poi  ripreso  anche alcuni concetti chiave del libro di Gatta ricordando come, anche se costituiscono solamente il 10 per cento di tutte le persone straniere che giungono ogni anno nel nostro paese, le persone che arrivano via mare costituiscono il simbolo di tutta l’immigrazione in Italia, secondo un immaginario collettivo nel quale viene messa in scena l’immagine di corpi pericolosi e in pericolo che, salvati dal mare ma sostanzialmente fermati nel loro “atto di invasione”, diventano soggetti ridotti a una forza lavoro, flessibile ed estremamente ricattabile.

Alberto Urbinati dell’Associazione Sportiva Liberi Nantes che promuove e garantisce la libertà di accesso allo sport alle persone rifugiate e richiedenti asilo politico ha raccontato del lungo percorso che ha portato una squadra di calcio formata esclusivamente da rifugiati e richiedenti asilo a essere riconosciuta finalmente come tale e poter partecipare ufficialmente al campionato dilettantistico di calcio, finora precluso da difficoltà burocratico amministrative,  riconoscendo il successo e l’impegno dei suoi giocatori.

Più di un decennio fa l’Associazione ha restituito un campo di calcio in disuso nel quartiere di Pietralata alla cittandinanza  facendolo diventare fulcro di una serie di iniziative che vedono il calcio accomunare atleti e loro famiglie, di qualsiasi provenienza.

Il ruolo attivo che hanno le società sportive come Liberi Nantes nel percorso di inclusione delle persone rifugiate e richiedenti asilo è  riconosciuto anche  attraverso l’introduzione del “domicilio sportivo” presso la società di appartenenza, –  ha concluso Urbinati -,  domicilio inteso come centro di riferimento degli “interessi sportivi” dell’atleta.

Giovanna Cavallo di Baobab ha presentato  Marwa, una giovane ragazza Siriana, che ci ha raccontato il suo viaggio  in Italia con tutta la sua famiglia, la cui storia, fatta di ostilità delle istituzioni italiane (giunti in aereo a Fiumicino, sono stati fatti stare tre giorni, e tre notti, in una stanza adibita a sala d’attesa, senza bagni né letti) ma anche di tanta solidarietà della società civile (Baobab e tutte le persone che hanno risposto a un appello su Facebook per comperare i libri di testo e permettere a lei e ai fratelli  di continuare studiare) ha emozionato le persone presenti non poco.
Una storia simile nelle dinamiche a quella di  altri due rifugiati,  Jean Pierre ed Ezequiel, entrambi soci di Outsport Roma,  che sono intervenuti raccontando la loro esperienza di rifugiati che si sono scontrati con l’aleatorietà burocratica della questura di Roma, che non fornisce date certe, né appuntamenti sicuri.
Dinamiche di disincentivazione che Baobab conosce bene e che per essere contrastate richiedono l’intervento della magistratura che ci ha raccontato Cavalli.
Una disincentivazione che hanno subito tutti e che, per esempio, ha indotto Ezequiel ha comperare un biglietto per lasciare l’Italia, stanco della aleatorietà burocratica con cui viene accolto dalle amministrazioni locali.

Angela ha anche ricordato come la retorica della narrazione delle persone omosessuali che fanno richiesta di asilo venga alimentata dal  sistema giudiziario secondo degli stereotipi che violano le procedure internazionali ma che in Italia trovano ancora sostengo persino tra gli avvocati e le avvocate che assistono i rifugiati e le rifugiate come il certificato dello psicologo che attesti l’effettiva omosessualità, come si trattasse di una malattia, del tutto non necessario.

Rosario Coco ha ricordato infine come la diffidenza nei confronti delle  persone straniere colpisca anche la comunità omosessuale, tanto quella delle persone attiviste quanto  quella più capillare della società reale.
Coco ha detto come  oggi sia più necessario che mai superare certe barriere culturali, considerazione che lo ha portato a fondare una associazione sportiva che accoglie sia persone lgbt che persone etero, insieme, nella stessa associazione sportiva, nello stesso campo di calcio, nello stesso spogliatoio.

Un incontro serrato, durato quasi tre ore, che sono volate via,  che ha costituito un momento di conoscenza, di scambio e di speranza, per un paese dove vivere tutti e tutte in maniera migliore.

Il prossimo appuntamento è per Domenica primo Marzo 2020 con l’incontro intitolato Da grande voglio fare la calciatrice  un excursus sulle professioni, secondo ruoli di genere sempre più stantii e contraddetti dalla storia, considerate poco consoni alle donne, deostruendo gli  stereotipi di genere per esplorare le eccellenze femminili in tutti i campi in cui le donne decidono di cimentarsi parlandone con con alcune atlete e calciatrici della polisportiva popolare Atletico San Lorenzo.