Cecenia, perchè essere in piazza al grido di “Noi esistiamo!”

L’appello lanciato per domani, sabato 22 aprile, sotto lo slogan “Noi esistiamo” assume in queste ore un’importanza fondamentale. Le autorità cecene hanno più volte affermato la non esistenza stesse delle persone lgbti sul proprio territorio, una negazione della dignità umana di una violenza che ha rari precedenti e che nelle ultime ore trova anche la sponda delle autorità russe, alle quali non risultano conferme delle denunce di Novaya Gazeta.

Esserci, e affermare di esistere con in nostri volti e le nostre vite, significa:

 

    • rifiutare l’incredibile degenerazione omofoba che si è verificata in Cecenia in queste settimane;

 

    • denunciare l’incredibile escalation persecutoria in Cecenia, l’aggravamento di una situazione simile alle peggiori pulizie etniche, senza dimenticare quei 76 stati del mondo in cui ancora l’omosessualità è un reato e quei 7-8 Paesi in cui ancora vige la pena di morte;

 

    • accendere i riflettori sulla Cecenia senza spegnerli in tutte quelle aree in cui le discriminazioni e l’omofobia si fanno largo anche quando non ce lo si aspetta, come per esempio anche nello staff del presidente americano Trump.

 

    • ricordare che le cento persone recluse in Cecenia come tutte le persone Lgbti in queste situazioni sono quasi sempre sole e senza alcun punto di riferimento. Per loro, non esiste focolare o famiglia che li accolga, come avviene per altre comunità discriminate. E’ chiaro che le sofferenze, le discriminazioni e le morti hanno tutte la medesima gravità, ma nelle modalità e nei motivi che portano la mente umana all’orrore, purtroppo, non c’è mai fine.

 

Noi esistiamo quindi. E siamo chiamati a rispondere con forza alla chiamata degli attivisti e delle attiviste russe.

In queste ore, solo la metà delle persone che hanno chiesto aiuto sono state messe in salvo. Le ambasciate di tre Paesi europei si sarebbero attivate per accelerare le procedure di rilascio del visto. Oltre 100 persone sarebbero ancora rinchiuse in una prigione segreta a seguito di una vera e propria operazione di “pulizia”.

Per questo, la piazza di domani sarà rivolta in primo luogo alle autorità russe, affinché si attivino seriamente per interrompere questo orrore e, in seguito, alle nostre istituzioni, affinché il Governo italiano prenda un posizione forte e la Farnesina si attivi rapidamente per agevolare in modo concreto le procedure di richiesta d’asilo per eventuali domande provenienti dalla Cecenia.

Roma, sabato 22 aprile, ore 16:30, Via Gaeta ang. Viale Castro Pretorio.

Le autorizzazioni della questura sono state chieste dai promotori dell’appello “Fermiamo l’omocausto ceceno”

APPELLO ED EVENTO FACEBOOK NOI ESISTIAMO  

Il Caffè Verdi e le mille parodie dell’ultima cena

Per promuovere una serata divertente lo scorso giovedì 13 aprile, il Caffè Verdi di Salerno pubblica un volantino-parodia de “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci. Il caso suscita forti polemiche, con la reazione del fronte conservatore e il sostegno della maggior parte dell’attivismo lgbti, con posizioni divergenti anche tra le persone omosessuali.

Pubblichiamo la riflessione di Alessandro Paesano 

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Pasolini e il “Non avrai altro jeans al di fuori di me”

Quando Pasolini commentò lo slogan della campagna pubblicitaria dei jeans Jesus “Non avrai altro jeans al di fuori di me”, che parafrasa il primo comandamento della religione cattolica, individuò subito che questo slogan proponeva una laicità “che non si misura più con la religione. Tale laicità è un «nuovo valore» nato nell’entropia borghese, in cui la religione sta deperendo come autorità e forma di potere, e sopravvive in quanto ancora prodotto naturale di enorme consumo e forma folcloristica ancora sfruttabile”. Era il 17 maggio del 1973 e l’articolo fu pubblicato sulle pagine del Corriere della sera.

Il flyer pubblicitario del Caffè Verdi ripropone una lettura gaia dell’ultima cena di Leonardo Da Vinci (che era gay pure lui ma all’epoca quella parola ancora non esisteva) con il Cristo al centro, solo e tatuato, e i dodici apostoli intenti a baciarsi e anche qualcosa di più (come la testa che spunta da sotto il tavolo lascia intendere).
Forza Italia e Popolo della Famiglia hanno chiesto non già il ritiro della pubblicità ma addirittura la cancellazione della serata in segno di rispetto dell’intera comunità e delle sue tradizioni.

L’attacco conservatore

Se sono esatte le parole riportate da Il Giornale il partito fondato da Mario Adinolfi non si è risentito per l’uso blasfemo di un quadro che celebra uno dei momenti fondanti della religione cattolica ma per il fatto che nella giornata del giovedì santo un gruppo di persone abbiano deciso di organizzare una serata all’insegna del sesso tra uomini, adulti e consenzienti,.
Ci sarebbe da evocare la risposta che diede l’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato al Vaticano che pretendeva si impedisse lo svolgimento del World Pride a Roma, nel 2000. nell’anno del giubileo straordinario. “Purtroppo c’è la Costituzionedisse Amato e non tutti ne intesero la sottile ironia causandogli interminabili reprimende.
Sarebbe da evocare, dicevamo, se non fosse che il fascismo prepotente del partito di Adinolfi non richieda reazioni meno sottili e più concrete.

E’ evidente che Il popolo della famiglia ha nostalgia dei tempi in cui nello Stato Vaticano, ancora nel 1800, il lunedì le guardie ti venivano in casa a chiedere perché il giorno prima non eri andato a messa.

Lasciamo il folclore nefasto di Adinolfi e seguaci alla Costituzione, che sì, ancora c’è, e soffermiamoci invece su quel flyer che da molte parti, anche insospettabili, è stato accusato di mancare di buongusto.

Analizziamo il Flyer “messo all’indice”

A sinistra un “apostolo” guarda verso il pubblico indossando solo uno jockstrap (una mutanda che lascia scoperti i glutei) sul quale campeggia una croce; un secondo “apostolo” tiene sollevata con i denti una maglietta rosa, lasciando scoperti i pettorali; altri due “apostoli” sono intenti a baciarsi appassionatamente mentre un terzo “apostolo”, dietro di loro, guarda verso il basso – e forse si tiene in mano – il membro “fuori campo”.
Alla destra si vede bene l’erezione di un “apostolo” contenuta da un paio di mutande, il retro di un altro jockstrap e quindi un paio di glutei maschili, mentre è evidente – anche se non forse immediata – la fellatio che uno degli “apostoli” sta ricevendo, nascosta dal tavolo.

Si descrive del sesso

Un sesso adulto e consenziente gioioso e solare, descritto in maniera esplicita e non pornografica, sembrerebbe, benedetto da Gesù, che rimane al centro della tavola, composto e a torso nudo, ma per niente coinvolto negli atti sessuali, con l’aura che irradia che sottolinea, anzi, la distanza dalla carnalità che lo circonda.

Le rivisitazioni dell’ultima cena

Ci chiediamo dove sia la mancanza di buongusto, la cui definizione è: “attitudine dello spirito e dei sensi ad apprezzare le cose belle o buone; inclinazione a rifuggire da grossolanità, esibizionismi o manifestazioni violente, delicatezza”. Per esser belli gli “apostoli” son belli, poi certo, de gustibus; il sesso pure, finché libero e consenziente,  è buono. Grossolanità non ce ne sono né tantomeno manifestazioni violente e la delicatezza c’è anche quella.
Solo in una cosa pecca il flyer, nell’esibizionismo.
Ed ecco il punto dolente, il casus belli: la visibilità.
L’oltraggio di questo flyer non è la rivisitazione di un momento importante per la religione cattolica – ci sono ben altre pubblicità che hanno rivisitato in maniera ben più volgare l’ultima cena senza che nessuno abbia chiesto la chiusura delle industrie o iniziative pubblicizzate.

La visibilità del sesso senza vergogna

Il vero oltraggio è che nel flyer vengono ritratti uomini che fanno sesso tra di loro e non se ne vergognano.

Lo fanno apertamente, alla luce del sole, perché pensano che non ci sia proprio niente di male.

A differenza di Adinolfi che vorrebbe che quella serata venisse cancellata, perché il sesso tra maschi è sterile e dunque da vietare, come ogni atto sessuale, anche tra persone di sesso diverso, non finalizzato alla procreazione.

D’altronde Adinolfi non fa che ribadire quanto affermato dal Catechismo della Chiesa Cattolica che impone alle persone omosessuali la castità, portando la propria condizione come Gesù ha portato la croce.

La vera mancanza di buongusto è quella di chi dinanzi alla visibilità omosessuale vorrebbe rimandare i gay negli oscuri luoghi di battuage dove per secoli il pubblico ludibrio li ha costretti.

Di chi si indigna per l’inedita visibilità conquistata dalle persone omosessuali con anni di lotte, di coming out e di marce dell’orgoglio e non per la strumentalizzazione dell’ultima cena (dov’erano le proteste per le altre, tante, pubblicità sullo stesso soggetto?)

Chissà se Pasolini sarebbe stato contento di una laicità che accoglie il sesso tra uomini (e tra donne) nell’alveo della rispettabilità e della dignità.

Noi ne siamo orgogliosi e orgogliose.

Anddos Gaynet Roma: “Solidarietà al centro Baobab dopo ennesimo sgombero”

“Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Baobab Experience che, dopo l’ennesimo sgombero, non trova ancora una “casa” per ospitare i migranti transitanti. Nell’auspicare una soluzione da parte delle istituzioni ringraziamo gli attivisti e le attiviste del coordinamento che ogni giorno accolgono più di 80 persone senza alcun tipo di supporto”.

Così in una nota Rosario Coco, presidente Anddos-Gaynet Roma

 

Mario Marco Canale si è dimesso da presidente di Anddos

Per le dimissioni di Mario Marco Canale da presidente Anddos Associazione Nazionale contro le Discriminazioni da Orientamento Sessuale esprimiamo tutto il nostro dispiacere – ha dichiarato Rosario Coco, Presidente di Anddos-Gaynet Roma -.

In questi anni Anddos-Gaynet Roma si è spesa sulle tematiche del linguaggio e delle discriminazioni e ha sempre considerato la diffusione di informazioni e servizi sulla sessualità e la salute come parte integrante della propria attività culturale.

Ringraziamo questa Presidenza – ha concluso Coco – per le numerose attività svolte insieme in questi anni ed esprimiamo piena fiducia verso la dirigenza per le decisioni che verranno prese.