Il fascismo colpisce ancora.

Il circolo Anddos-Gaynet-Roma esprime profondo sconcerto per l’aggressione ai danni di uno studente 18enne del liceo Cavour di Roma per mano di un gruppo di fascisti che, infastidite dalla t-shirt del Cinema America che indossava, lo hanno colpito con un tubo di metallo al suono di “comunista” e “zecca”.

La violenza fascista è un problema ancora attuale, anche se c’è chi vorrebbe presentare l’antifascismo come questione “datata”.
Il fascismo colpisce l’intera cittadinanza, non solamente la comunità LGBT e le minoranze etnico-religiose: basta non essere conformi a una determinata visione del Mondo, a un pensiero unico, per diventare potenziali vittime.

Il fascismo avvelena anche la gestione della “cosa pubblica” nel modo di trattare le persone, per esempio (se non soprattutto) quelle detenute nelle nostre carceri.
Lo stato di sovraffollamento, la scarsità di personale poliziesco e medico, la tendenza a trascurare le esigenze personali delle persone detenute tradiscono il mancato rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano che si fa più eclatante con le persone considerate diverse, come nel caso delle persone trans o delle persone migranti.
Tutti sintomi di una visione fascista che applica una divisione surrettizia tra persone “buone” e persone “cattive” dove le seconde perdono ogni dignità umana.

Il risultato sono i suicidi nelle prigioni italiane, come quello di Marco Prato nel carcere di Velletri, l’assassino reo confesso di Luca Varani, vittima di una campagna mediatica disumanizzante e lesiva della sua dignità di essere umano, le cui necessità di sorveglianza sono state disattese. Eppure la stessa fidanzata di Luca in un post si è definita scioccata della sua morte, perché “una vita è una vita”.
Così mentre la procura apre una inchiesta per istigazione al suicidio con la morte di Prato salgono a 2663 le persone detenute morte nelle nostre carceri per suicidio, cure mediche inadeguate, cause sconosciute e overdose.

Siamo dell’avviso che chi commette omicidio debba scontare la sua pena, però in tempi veloci e certi e non ‘lasciati’ a suicidarsi in carceri troppo piene di delinquenti comuni e vuote – ad esempio – di evasori fiscali.
Noi di Anddos-Gaynet Roma siamo stanchi e stanche di uno Stato che disattende la gestione democratica della vita pubblica e si attesta a una gestione della cosa pubblica fascista alla quale ci opponiamo con tutto il nostro antifascismo, democratico e repubblicano.

Anddos-Gaynet Roma

Facebook censura Alda Merini, 30 giorni di blocco per chi pubblica il seno nudo della poetessa 

In data odierna è stato bloccato per 30 giorni l’account facebook di Rosario Coco, presidente di Anddos-Gaynet Roma, ‘reo’ di aver pubblicato come immagine di copertina un nudo artistico di Alda Merini (in foto).  Le immagini dell’artista erano già state rimosse diverse volte, come testimoniato dagli screen pubblicati da alcuni utenti negli ultimi giorni.
Perché censurare un personaggio come Alda Merini  tra i pilastri della nostra letteratura del ‘900? I suoi nudi fotografici costituiscono un messaggio fondamentale in termini di critica ai canoni di bellezza femminile ed emancipazione della donna. ‘E l’imperfezione che fa scandalo’ diceva Alda, che denunciava anche di essere stata  ‘spogliata come una cosa’ in manicomio.
Si tratta dell’ultimo di una lunga serie di episodi in cui il popolare social network non riesce a distinguere il nudo artistico dalla pornografia. Ben consapevoli del fatto che Facebook abbia tutto il diritto di stabilire le proprie regole, è proprio ai suoi principi fondamentali che ci appelliamo:
Siamo sicuri che il nudo di Alda Merini sia un ostacolo a un ‘modo più aperto e connesso’? Gli standard di Facebook fanno riferimento a particolari sensibilità dovute a culture ed età: dovremmo allora censurare anche le donne in bikini?
Il limite alla libertà culturale deve sempre avere a riferimento la concretezza dei diritti individuali: nessuna persona può essere costretta a spogliarsi o a mettersi nuda, anche se indossa un burqa: tuttavia, al contempo, non può essere censurato chi si spoglia per ragioni artistiche e usa il corpo per esprimere dei valori, tantomeno se viene fatta una distinzione tra nudo maschile e femminile. 
Questa è una discriminazione, oltre che una repressione della cultura e dell’arte. Saprà Facebook cogliere questa sfida? Ce lo auguriamo tutti e tutte.

Il sesso è cultura – giovedì 8 giugno alla Gay Croisette del Roma Pride

In occasione del Roma Pride 2017, Anddos-Gaynet Roma propone il dibattito “Il sesso è cultura”.

Non parleremo di cultura non nel senso di sapere quando è nato Dante, ma cultura come visione del mondo, idea della società e delle relazioni tra le persone.

Tutti elementi che si intrecciano, si sviluppano e si esprimono profondamente anche attraverso il nostro modo di vivere la sessualità.

Che significa ancora oggi liberazione sessuale? che significato hanno i luoghi in cui si può fare sesso?

Quali responsabilità esistono, nel 2017, nella prevenzione delle Infezioni Sessualmente Trasmesse?

A queste e ad altre domande risponderanno Martina Carpani, Resp. nazionale della Rete della Conoscenza, realtà nazionale che riunisce il mondo dell’università e la ricerca

Valerio Mezzolani, Segretario nazionale di Gaynet, associazione che si occupa di formazione in collaborazione con l’ordine dei giornalisti, Rosario Coco, Presidente del circolo Anddos-Gaynet Roma, coautore nel 2014 de “Lo Stylebook di Gaynet” insieme ad Alessandro Paesano, Stefano D’Agnese, Resp. associazione Skyline. Conduce Alessandro Paesano, giornalista e militante.

L’iniziativa avrà luogo nell’ambito della Gay Croisette, la dieci giorni di eventi, cultura e spettacolo promossa dal coordinamento Roma Pride nella Gay street di Roma, in via San Giovanni in Laterano, giovedì 8 giugno alle ore 20:00.

Cecenia, Ambasciata russa rifiuta le firme di Amnesty, attivare in Italia la legge sulla protezione internazionale

Oggi, nei pressi dell’ambasciata russa a Roma in Via del Castro Pretorio,   Amnesty International – Italia ha provato a consegnare invano all’ambasciata russa le oltre 40.000 firme raccolte contro le torture e le uccisioni degli omosessuali in Cecenia. Erano presenti All Out, diverse realtà lgbti romane, il coordinamento Roma Pride, il collettivo Prisma – Sapienza e i giornalisti di Pressing Nobavaglio. Il circolo Anddos-Gaynet Roma – è sceso in piazza insieme alle altre realtà con i simboli del movimento Noi esistiamo
Lo abbiamo detto in 5 lingue, compreso l’inglese, perché non esiste una cultura immune all’omo-transfobia e quello che accade oggi in #Cecenia può accadere in tutte quelle altre parti del globo, specie nei 78 Paesi in cui purtroppo l’omosessualità è ancora punita con la tortura, il carcere e in alcuni casi la pena di morte.

 
E grave che l’ambasciata russa si sia rifiutata di ricevere le firme raccolte da Amnesty, gesto reso ancora più preoccupante dal fatto che in Europa solo le ambasciate russe di Spagna e Danimarca hanno accettato le firme.   Vogliamo che il nostro governo prenda una posizione forte contro quello che sta accadendo in Cecenia, come hanno i ministri degli esteri di Spagna, Francia, Germania e altri Paesi europei, perché si tratta di un crimine contro i diritti umani che interessa tutti e tutte. 
 
Quando si nega l’identità si nega la libertà delle persone, tenendole letteralmente in catene, come è stato rappresentato oggi in piazza. Anche persone eterosessuali sono state probabilmente imprigionate, per il semplice fatto di “non sembrare” etero o avere avuto contatti con altri omosessuali. E’ necessario facilitare l’accoglienza delle persone che tentano la fuga dalla Cecenia attuando la normativa italiana sulla protezione internazionale, che proprio in queste settimana copie 10 anni, e facilitando le richieste d’asilo per chi è perseguitato per reati non previsti dal nostro codice penale. Non ci fermiamo e lo diciamo forte:
Noi esistiamo! – #我們存在 – #Tunaishi – #Weexist –#мысуществуем! – ‎#‎‎نحن موجودون